INFLUENZA A: UNO SPARTIACQUE TRA RICCHI E POVERI ?
Il Vecchio Testamento riporta la vicenda di Mosè che, con l'appoggio di Dio, riesce ad aprire le acque del Mar Rosso per dare la salvezza ad un popolo oppresso dai ricchi faraoni. Quelle acque determinarono una linea di divisione tra ricchi e poveri tra dominatori e dominati.
Citare i testi sacri per parlare dell'influenza A non rappresenta un'esagerazione. I numeri e gli effetti di questa pandemia stanno assumendo dimensioni e connotazioni "bibliche" e ogni singolo governo, in tutti gli angoli del pianeta, si sta mobilitando per la produzione del vaccino che, a quanto riferiscono gli organismi sanitari internazionali, potrebbe salvare milioni di vite umane.
Calandoci nella nostra realtà nazionale non si può non riflettere sul primo decesso "ufficiale" dell'influenza A nell'ospedale "Cotugno" di Napoli. Gaetano, 51 anni, disabile, viveva con la madre vicino a Secondigliano, in una casa dalle mura scrostate e dal frigo frequentemente semivuoto.
Gaetano, detto "Zanne 'e fierro", non ce l'ha fatta e la notizia triste rimbalza sui media nello stesso giorno in cui rimbalza la notizia opposta, rassicurante, che proviene dall'ospedale San Gerardo di Monza: il ventiquattrenne di Parma colpito dall'influenza A, che è stato per giorni in prognosi riservata e in coma farmacologico indotto, sembra ce l'abbia fatta a sconfiggere quel virus che, secondo le ricerche scientifiche, risulta insidiosissimo per la salute proprio in soggetti al di sotto dei 30 anni.
L'ospedale di Monza e il policlinico San Matteo di Pavia sono gli unici due ospedali in Italia che hanno in dotazione le due macchine "salva-polmoni" in grado di mettere in riposo temporaneamente i polmoni infettati attraverso una "respirazione" extracorporea diversa dalla ventilazione meccanica.
Certo, non si può affermare che, qualora fosse stato ricoverato a Monza anziché a Napoli, il povero Gaetano si sarebbe potuto salvare.
Nè si può azzardare l'ipotesi che l'influenza A, in arrivo nel nostro paese, rappresenti un rischio letale, non solo per chi ha malattie significative pregresse, ma anche per i cittadini poveri che abitano in regioni amministrate male e con servizi sanitari scadenti. Tanto per fare un esempio, non potremmo mai dire che Giuseppe, il giovane disabile calabrese morto nell'ospedale di Lamezia Terme per un'appendicite complicata si sarebbe salvato qualora fosse stato ricoverato al Niguarda di Milano o al Careggi di Firenze.
E allora vogliamo sperare che questa fantasiosa divisione degli italiani tra cittadini di serie A e cittadini di serie B, questo irrealistico spartiacque tra chi è destinato, per una fortunata contingenza di ceto e/o di residenza, a salvarsi dalla pandemia e chi, povero e/o meridionale, è destinato a morire, rimanga solo un sospetto paranoico che attanaglia qualche mente malata.
Siamo certi che, così come Formigoni, presidente della Regione Lombardia, si sta adoperando a dotare i "suoi" ospedali di altre 14 macchine "salva-polmoni", anche Lombardo, presidente della Regione Sicilia (regione che ha gli incassi fiscali dell'enalotto più alti), o Agazio Loiero, presidente della Regione Calabria, o Bassolino, presidente della Regione Campania o Vendola presidente della Regione Puglia si stiano adoperando diligentemente ad acquistare le stesse macchine e, soprattutto, a formare in maniera intensiva squadre di operatori sanitari in grado di utilizzarle. Siamo certi che anche il ministro Sacconi e il sottosegretario Fazio stiano adoperandosi diligentemente per dotare tutte le ragioni in maniera perfettamente equa di un numero di unità di rianimazione da addestrare ad uguali livelli di eccellenza per far fronte ai casi gravi di influenza A.
Domenico Ciardulli
Management del Servizio Sociale
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