ITALIA: PERCHE' MILIONI DI CITTADINI HANNO SCELTO DI NON VOTARE
Oltre tre milioni di cittadini italiani hanno scelto l'arma del non voto. Alcuni quotidiani cercano di alleggerire la pillola. Lo stesso premier, a urne ancora aperte, aveva abilmente dichiarato che il nostro paese avrebbe avuto la più alta percentuale di votanti rispetto agli altri paesi europei. In realtà, si sta cercando di mascherare un dato che nel contesto italiano, storicamente caratterizzato da affluenze al voto superlative, rappresenta un segnale anti-partitico e di insofferenza molto forte, diverso da quello blando e fisiologico del contesto europeo. Stavolta l'identikit degli elettori astensionisti non è quello del "qualunquismo balneare" ma è quello di cittadini che hanno scelto oculatamente una posizione creativa di svincolamento dalla vecchia gabbia del "Truman show". Ridisegnare il proprio destino a partire dalla ribellione del "non voto". Certo, è uno scenario tutto da inventare e da costruire fuori dalle logiche tradizionali del teatrino della politica nostrana. L'avevamo pronosticato anzitempo un astensionismo così forte, descrivendo lo sconfortante quadro delle formazioni partitiche in competizione:
La panoramica dei risultati conferma quelle previsioni: A sinistra c'è stata quasi un'operazione scientifica mirata a non raggiungere il quorum e così è stato. La scissione bertinottiana di Vendola ha pareggiato l'espiazione cossuttiana di Diliberto, quest'ultima politicamente più coerente. Ed entrambi sono rimasti fuori dal parlamento europeo. Come volevasi dimostrare.
Il partito radicale scompare dai seggi europei perchè non riesce ad uscire dalla logica del "deus ex machina" che detta di volta in volta la linea (interventista in Iraq, pro e contro Berlusconi, pro Veltroni o contro Franceschini.. ecc) e tiene prigionieri del "vecchio stregone" eccellenti personalità le quali non vogliono brillare di luce propria e rimangono afasiche.
Il consenso alla lista di Di Pietro, a mio avviso, rimane aleatorio e senza un futuro certo. L'ex magistrato ha goduto dell'apporto personale estemporaneo di personaggi di valore come Luigi De Magistris, così come in passato si era servito dell'apporto di Franca Rame, Elio Veltri, Giulietto Chiesa. Ma, soprattutto, Di Pietro ha goduto della presa di posizione pubblica di incoraggiamento al voto da parte di Beppe Grillo, il quale conta di un'area di consenso elettorale potenziale rispettabile. Non è fantasioso pensare che anche De Magistris e Beppe Grillo, entro uno o due anni, seguendo la scia degli altri ex, potrebbero prendere le distanze dall'IdV appena si bagneranno ben bene nell'humus sul quale si fonda il partito di Di Pietro.
Dario Franceschini, con la sua personalità più forte e più creativa di Veltroni, ha fermato il tracollo dei Democratici e si potrebbe paradossalmente dire che la sua è stata oggettivamente una vittoria personale anche se dall'interno del Partito Democratico i Dalemiani leggeranno strumentalmente l'esito con altri occhiali per poterlo sostituire a ottobre e riprendere così l'autoflagellazione e la discesa fallimentare iniziata con l'ex sindaco di Roma.
Nella desolante panoramica dell'opposizione rimane forte lo zoccolo duro dei partiti di governo e degli ex democristiani di Casini, entrambi strutturati sull'opportunistico utilizzo del potere del quale dispongono nei meandri della burocrazia statale e locale e nei mezzi di comunicazione di massa.
In questo nuovo assetto di orientamenti elettorali dei cittadini che si è aperto con le elezioni europee del 6 e 7 giugno 2009, l'aspetto più interessante resta l'avanzata del "non voto" che ha raggiunto un picco storico e che, se non si fossero abbinate le amministrative, avrebbe avuto senza dubbio un'esplosione dirompente. Il "non voto", aggiunto alla percentuale di schede annullate, delle quali forse difficilmente sapremo i numeri, si prospetta come un dato politico destinato a salire sempre di più e a destabilizzare i pilastri di sicurezza della "Casta".
Domenico Ciardulli
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