IL SUICIDIO DI BRUNO, LE CARTELLE DI EQUITALIA, IL RUOLO DI MONTI
Bruno aveva 53 anni e faceva il macellaio a Canale Monterano, un piccolo comune a nord di Roma situato sulla via Braccianese, 40 km dal GRA. A Bruno era stata riconosciuta anche un'invalidità al 100% a causa di alcuni interventi chirurgici al cuore. La propria salute compromessa, il mutuo da pagare, la moglie malata... erano già un fardello pesante da sostenere che riempiva di angoscia la propria esistenza. Ma si dice che, a volte, al peggio non c'è mai fine. Infatti a questi suoi dispiaceri si era aggiunta implacabile una cartella fiscale di Equitalia per una cifra di 14mila euro.
Canale, un comune tranquillo e vivibile, meta turistica per i suoi reperti archeologici e per i suoi paesaggi naturalistici, non viveva da tempi remoti il suicidio di un proprio cittadino che ha scelto di togliersi la vita impiccandosi nel suo garage.
Si potrebbe dire che Equitalia non c'entra nulla con questo e con altri suicidi, anche se un avvocato ha lasciato l'incarico per i troppi suicidi, e che bene ha fatto Monti, dopo gli attentati alle sedi di Equitalia, a supportare con la sua visita ufficiale la società di riscossione.
Ma noi riteniamo che il Presidente del Consiglio debba almeno visitare anche le famiglie "violentate" dalle cartelle, magari a campione, per accertarsi quanto l'attuale metodo delle esazioni coatte sia spesso irrazionale e selvaggio e possa costituire un vero e proprio attentato alla dignità e ai diritti costituzionali delle persone.
Vogliamo suggerire al Presidente Monti, così come ha fatto giustamente con Equitalia spa vittima di attentati, di recarsi a far visita alla vedova di Bruno e ad altri due cittadini "vittime" di Equitalia, residenti nella stessa area geografica di Bruno e che meritano di essere annoverati nella storia della burocrazia perversa del nostro paese.
A Campagnano di Roma abita Pino, un cittadino con
invalidità riconosciuta, padre di 3 figli. Egli non aveva pagato negli anni
scorsi la nettezza urbana. Sarà stata una semplice dimenticanza oppure c'era e
c'è una sua difficoltà economica, visto il mutuo da pagare, la precarietà
lavorativa della moglie, i figli da mantenere. Si tratta quindi di un
debito di qualche centinaio di euro quale tassa non pagata per l'immondizia.
Ecco che a Pino qualche tempo fa arriva implacabile la cartella Gerit Equitalia
dalla sede di Bracciano. Ma l'Ente di riscossione non si limita ad un
pignoramento o ad un'ipoteca, si spinge oltre. Quando Pino, a seguito di
smarrimento del certificato di proprietà della sua autovettura, chiede un
duplicato si accorge che è stato imposto un fermo amministrativo alla sua
autovettura. Quindi per lui, che è invalido e che ha una grossa difficoltà a
deambulare e accompagnare a piedi i propri figli a scuola, questo fermo è una
scoperta terribile e allucinante. Non poter usare la vettura per il lavoro e per
la famiglia è la pena massima che potevano applicargli per non aver pagato
alcune bollette della nettezza urbana.
C'è da chiedersi, Presidente Monti, se questa vessazione esattoriale, che si
spinge oltre il blocco della vendita di un bene e condiziona la vita quotidiana
di una persona, che ne mortifica la dignità, che ne soffoca la libertà di
movimento, abbia un suo collegamento con la civiltà di questo paese e con la sua
Carta Costituzionale o non sia ancora più vile degli attentati alle serrande di
Equitalia.
Ma vorremmo, onorevole Monti, rappresentarLe anche un altro caso paradossale: la storia di Laura che nel 92 vende la sua casa di Manziana e si trasferisce a Roma. Sei sette anni dopo a Laura iniziano ad arrivare, ogni anno, strane cartelle Gerit Equitalia che non recano la motivazione del tributo ma solo l'Ente impositore: "Consorzio Bonifica Tevere e Agro Romano". Laura scrive alla Commissione tributaria pensando ad una tassa ingiusta sulla casa di Roma perchè gli utenti Acea già pagano nella bolletta il tributo. Solo dopo aver scritto al difensore civico regionale e provinciale, al Presidente della Repubblica, ai giornali, Laura viene a sapere che le cartelle pervenute da Equitalia spa relative ad un arco di tempo fiscale che va dagli anni 1998 al 2010 riguardano una casa che non possiede più dal 1992.
Laura intorno al 2004 manda via fax al Consorzio Bonifica Tevere e Agro Romano l'atto notarile con il quale dimostra di non essere più proprietaria dal 1992 di quella casa di Manziana, riscrive altre lettere ai giornali, esegue le procedure online per fare ricorso. Ma la risposta di Equitalia spa è sempre, più o meno, dello stesso tenore: senza un provvedimento di sgravio dell'Ente impositore, Equitalia va avanti come un carro armato, l'Agenzia di riscossione, in altri termini, sembra agire come un robot privo di pensieri e di valutazioni proprie. Ma un Ente impositore come il Consorzio Bonifica Tevere, che non si collega con il catasto e non aggiorna la sua banca dati, come fa ad avere la delicatezza e la sensibilità di correggere i propri errori e a sollevare un cittadino vittima di un macroscopica nefandezza?
Allora, Presidente Monti, alla luce di questi frammenti biografici, La invitiamo ad una riflessione. E' vero che la violenza e le bombe ad Equitalia non potranno mai trovare giustificazione in un paese civile. Ma noi crediamo che altrettanta violenza venga quotidianamente esercitata sui cittadini svantaggiati, in forme sottili e altrettanto pesanti, nascosta nelle pieghe della grande macchina statale, in certi assurdi sistemi burocratici scoordinati tra di loro. Una macchina "militare", che non procura danni alle vetrate o alle serrande, ma che con i metodi usati e alcuni macroscopici errori, a volte, può uccidere lentamente le persone distruggendo, giorno per giorno, la loro serenità e quella di intere famiglie.
Domenico Ciardulli