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Varese
- La Procura indaga sulle cooperative legate
alla Caritas
che gestiscono l'accoglienza ai rifugiati
politici
Truffa sugli immigrati, perquisiti i centri di
accoglienza
Associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata a mezzo di erogazioni pubbliche e favoreggiamento della permanenza di extracomuntari clandestini nel territorio dello Stato. Sono le accuse che la Procura della Repubblica di Varese ha notificato a cinque persone, tutte appartenenti al mondo delle cooperative collegate alla Caritas Ambrosiana, in particolare la “Querce di Mamre” (nata nel 2003 da una costola di “Farsi Prossimo”) e la “Ozanam”. Quelle per intendersi che si occupano, per conto di Caritas e in diretto collegamento con la Prefettura, della gestione e dell’accoglienza dei cittadini stranieri che richiedono asilo politico in Italia. Un impianto accusatorio complesso, con indagini che sono partite nel 2002 e sono culminate in 42 perquisizioni (pare andate a buon fine) tra le province di Milano, Como e soprattutto Varese: un centinaio di agenti della Digos, coordinati dal pubblico ministero Tiziano Masini nel quadro dell'operazione "Templare", hanno fatto irruzione nelle case di accoglienza e negli uffici gestiti dalle cooperative in questione tra la scorsa notte e l’alba di oggi, 23 gennaio, sequestrando documenti materiale che sarà poi vagliato.
L’impianto accusatorio si basa sulle denunce di alcuni cittadini stranieri e sul monitoraggio continuo dell’ufficio di accoglienza gestito a Malpensa dalle cooperative della Caritas. In sostanza, secondo l’ipotesi d’accusa, gli stranieri arrivavano a Malpensa chiedendo asilo politico (1100 nel 2007), venivano inviati verso lo sportello dell’accoglienza e poi dirottati verso le strutture del territorio (70 i posti disponibili in provincia di Varese da inizio 2008). La legge sui richiedenti asilo fino al 2005 vietava loro di lavorare, mentre la successiva modifica lo vieta solo per i primi sei mesi, periodo finestra nel quale gli stranieri aspettano il parere della commissione centrale: secondo le accuse basate su alcune denunce, risulterebbe che le cooperative, che incassano denaro pubblico sotto forma di finanziamenti e contributi (nel 2002 72 mila euro e nel 2003 112 mila dalla Regione) per ospitare gli stranieri, facessero lavorare i richiedenti asilo, chiedendo oltretutto soldi per vitto e alloggio quando sarebbe invece la cooperativa a dovere una sorta di contributo settimanale di 10,5 euro a persona e ospitarli gratuitamente. Lavoro nero e umile, di manovalanza o pulizia, dal quale le stesse cooperatove prelevavano alla fonte i compensi dei quali dunque gli stranieri non godevano in nessun modo. Richieste e trattenute di denaro ritenute illegittime dagli inquirenti.
Secondo le accuse, visto che la maggior parte dei richiedenti asilo non ottiene lo status di asilante, le cooperative avrebbero anche tenuto in alcuni casi gli stranieri, a quel punto clandestini, nelle case di accoglienza, chiedendo loro vitto e alloggio. Ci sarebbero anche documenti contraffatti e falsificati per permettere ad alcuni stranieri di ottenere i permessi di soggiorno. Gli stranieri che avrebbero denunciato le pratiche illecite sarebbero alcune decine, mentre altri, clandestini in Italia, sarebbero stati trovati nel corso delle perquisizioni all’interno degli alloggi gestiti dalle cooperative. Secondo l’accusa, dei cinque indagati, il ruolo di "dominus" l’avrebbe Roberto Guaglianone, vice presidente della cooperativa sociale onlus Querce di Mamre e figura di riferimento del mondo dell’accoglienza e della gestione degli immigrati in attesa di asilo. L’interessato non commenta. Tanto meno Caritas, toccata di striscio e non coinvolta a pieno titolo da una vicenda ancora da chiarire.