Orrore negli asili nido, è solo questione di telecamere?

Un asilo a Tokio

A Milano ennesimo episodio di violenza e maltrattamenti nei confronti di bambini indifesi all’interno di un luogo che dovrebbe essere di tutela e protezione.  Si ripetono le stesse cose e sono scoperte sempre da telecamere installate dalla polizia. Non possiamo, allora, che ripetere le stesse considerazioni già fatte qualche mese fa, salvo aggiungere il seguente breve commento di Eleonora, educatrice professionale di Arezzo:  “.. manca una coscienza pedagogica nei servizi socio educativi e questa non è certo data dal titolo di laurea…c’è un’assenza totale delle supervisioni cliniche. ..della valutazione dei rischi stress lavoro correlato..sembra si dia per scontato che lavorare con i bambini con i disabili con gli anziani sia semplice naturale…NIENTE DI PIÙ SBAGLIATO..pensare che è solo un lavoro che si fa con il cuore…altra cosa sbagliato. .il nostro lavoro NON È UNA MISSIONE MA UNA PROFESSIONE… La vera coscienza “carnefice” è in questa società assolutamente priva di attenzione alla persona.”

Alcune informazioni per i genitori: La “Carta dei Servizi” è il documento con il quale ogni Ente erogatore di servizi assume una serie di impegni nei confronti della propria utenza riguardo i propri servizi’, le modalità di erogazione di questi servizi, gli standard di qualità e informa l’utente sulle modalità di tutela previste. L’introduzione della Carta dei servizi come strumento di tutela per i cittadini si ha con la “Direttiva del presidente del Consiglio dei ministri” (DPCM) del 27 gennaio 1994 “Principi sull’erogazione dei servizi pubblici”.

“..Per i servizi erogati in regime di concessione o mediante convenzione e comunque svolti da soggetti non pubblici, il rispetto dei princìpi della direttiva è assicurato dalle amministrazioni pubbliche nell’esercizio dei loro poteri di direzione, controllo e vigilanza. Le amministrazioni concedenti provvedono ad inserire i contenuti della presente direttiva negli atti che disciplinano la concessione..”.
Pertanto la legge nazionale prescrive che la richiesta di apertura di qualsiasi struttura privata di assistenza sia soggetta al vaglio dei requisiti. Per poter essere autorizzati, i nidi privati, così come altri servizi sociali e sanitari, debbono dotarsi della “carta dei servizi” che rappresenta il patto trasparente con l’utenza. I nidi, così come le scuole private, non potrebbero mai essere autorizzate se non si organizzassero con le stesse modalità del pubblico. Quindi così come esiste il comitato genitori nel nido comunale, a nostro avviso, deve necessariamente esistere il comitato genitori con rappresentanti eletti per ogni sezione del nido privato. Anche il regolamento e l’organigramma con tutte le professionalità impiegate nella struttura devono essere inserite nella “Carta dei Servizi”. Se queste cose non sono applicate nel nido l’ente pubblico locale che vigila dovrebbe chiuderlo.

Troppo facile per noi genitori e cittadini cavarcela con così poco, invocando la forca per le maestre cattive.  Troppo facile autoconvincerci che non ci saranno più asili nido lager dopo quello di Pistoia, di Roma, di Milano… Volendo fare un parallelo, si potrebbe andare oltre autoconvincendoci come cittadini e utenti che gli ospizi lager siano una rarità o che episodi di malasanità killer riguardino solo alcuni reparti ospedalieri del sud.

asilonido
immagine esemplificativa da google

No, a mio avviso, occorre una riflessione più profonda dopo aver superato la reazione istintiva di pancia tipica del telespettatore che vede scene orribili a danno di bambini indifesi. Chiediamoci, per favore, se tutto il male sia attribuibile solo ad una o due maestre oppure se le responsabilità non siano anche collettive: del Comune, della ASL, della Regione, per finire, paradossalmente, agli stessi genitori.

Guardiamole le vecchie cronache di Rignano Flaminio, leggiamo quanto hanno detto ai giornali, subito dopo l’arresto delle maestre, alcuni genitori utenti dell’asilo lager di Pistoia. Ricordo un papà che ha dichiarato più o meno questo: “se a casa mio figlio si comporta male basta che gli dico che il giorno dopo non lo porto all’asilo (cip-ciop ndr) e lui subito smette, quindi non posso credere a quello che raccontano delle maestre”.

Noi genitori che lavoriamo, spesso abbiamo accompagnato, o accompagniamo ancora, i nostri bimbi piccoli in un asilo nido, che non è sempre e non è affatto una casa di vetro per come viene solitamente gestito. La difficoltà a conoscere la qualità del servizio e di sapere cosa accade all’interno dell’asilo ci puù scatenare ansie incompatibili con il grande stress quotidiano del lavoro e delle incombenze familiari. bastamaestreAllora, può accadere che alcuni genitori mettano in atto un sistema di compensazione e si barrichino dietro una supervalutazione irrazionale del nido e dietro quel velato rapporto di soggezione seduttiva con le maestre le quali “tengono in pugno le nostre creature”.

Come se ne esce da questa situazione di stallo per la quale solo una telecamera nascosta della polizia ci fa sì riaccendere il cervello, ma per indurci purtroppo subito dopo all’isteria collettiva, alla voglia di massacrare di botte due maestre psicologicamente disturbate? Dimentichiamo così che per anni, forse, quelle maestre hanno potuto fare del male grazie alla mancanza di un vero controllo delle istituzioni pubbliche e grazie alla mancanza di una rappresentanza attiva dei genitori e utenti, come dovrebbe avvenire in tutte le strutture di assistenza alla persona.

Il male, a mio avviso, contagia e interroga anche le nostre coscienze di genitori quando preferiamo delegare totalmente ad altri la cura, l’istruzione e l’educazione dei nostri figli senza voler impegnare un briciolo del proprio tempo nella partecipazione alle riunioni, ai comitati di gestione del nido, alle consulte di quartiere, ai consigli di scuola e di circolo, ai consigli d’istituto e di classe.

Ogni tanto emergono storie assurde come quella dell’asilo di Valle Aurelia a Roma, come quella della maestra di sostegno che con le forbici ha ferito la lingua di un bambino, come quella dell’assistente domiciliare di cooperativa sociale che “educava sessualmente” il minore preso in carico, come quella del bambino disabile annegato questa estate nel lago di Martignano per incuria di un’altra cooperativa sociale che avrebbe dovuto assisterlo.

Le amministrazioni pubbliche hanno per prime le loro grosse responsabilità di omessa vigilanza su servizi alla persona pubblici, esternalizzati e autorizzati, senza i dovuti controlli sul personale impiegato, sulle loro qualifiche e sull’effettiva applicazione dei regolamenti di accreditamento, sanitari e di gestione. Amministrazioni, a volte comunali o sanitarie o scolastiche sostanzialmente “distratte” (?).

Ma la ricaduta in termini sociali si amplifica quando noi cittadini e genitori, anzichè svolgere il ruolo critico e costruttivo di cogestione e compartecipazione ad un servizio di utilità pubblica, preferiamo rimanere più comodamente nel ruolo passivo e obbediente di “utenti beneficiati”.

Questi orrori si ripeteranno se noi continueremo a deresponsabilizzarci restando massa informe capace di foderarsi gli occhi col prosciutto e di imbracciare i forconi telecomandata dagli schermi televisivi.

La mia proposta di genitore, che molti anni fa ha deciso di impegnarsi in prima persona entrando negli organi di gestione dell’asilo nido, nei consigli di scuola dell’infanzia, di circolo didattico e nei comitati di quartiere, è quella ovvia rivolta a tutti: ognuno dia quel poco tempo che può mettere a disposizione per sostenere il processo educativo e di crescita dei propri figli e la qualità della vita del proprio territorio. Tentiamo almeno di assumerci la responsabilità piena di essere cittadini attivi di questo paese che intendono partecipare al governo della cosa pubblica, non da sudditi, ma da padroni di casa.

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Blogger autodidatta, Educatore Professionale con Laurea Magistrale in Management del Servizio Sociale a Indirizzo Formativo Europeo; Master in Tutela Internazionale dei Diritti Umani. Profilo corrente: Ata nella Scuola Pubblica. Inserito nelle Graduatorie d'Istituto 3a fascia per l'insegnamento di "Filosofia e Scienze Umane"

3 Commenti

  1. Troppo facile dare la colpa agli altri, e non ai veri colpevoli… E poi mi deve spiegare come si fa a prendere parte a tutti questi Comitati e consigli visto che i nidi privati non li hanno, avendo un’unico proprietario che fa anche da coordinatore, alcune materne piccole nemeno. Per la cronaca, nei due anni che mio figlio ha frequentato il nido non mi è stato permesso, a parte le due settimane di inserimento, di mettere piede dentro al locale dove stanno i bimbi. Avevo chiesto di poter assistere ad un pasto, per curiosità, per capire cosa, quanto e come mangiava, e mi è stato assolutamente negato… Quindi, come faccio io genitore a capire verramente nelle mani di chi lo lascio se dopo l’iscrizione e l’inserimento le porte si chiudono??

    • Gentilissima Loana, anzitutto grazie del commento che dimostra sensibilità e apertura al confronto.
      La Carta dei Servizi è il documento con il quale ogni Ente erogatore di servizi assume una serie di impegni nei confronti della propria utenza riguardo i propri servizi’, le modalita’ di erogazione di questi servizi, gli standard di qualità e informa l’utente sulle modalità di tutela previste. L’introduzione della Carta dei servizi come strumento di tutela per i cittadini si ha con la “Direttiva del presidente del Consiglio dei ministri” (DPCM) del 27 gennaio 1994 “Principi sull’erogazione dei servizi pubblici”: “..Per i servizi erogati in regime di concessione o mediante convenzione e comunque svolti da soggetti non pubblici, il rispetto dei princìpi della direttiva è assicurato dalle amministrazioni pubbliche nell’esercizio dei loro poteri di direzione, controllo e vigilanza. Le amministrazioni concedenti provvedono ad inserire i contenuti della presente direttiva negli atti che disciplinano la concessione”.
      Come vede, la legge nazionale prescrive che la richiesta di apertura di qualsiasi struttura privata di assistenza sia soggetta al vaglio dei requisiti. Per poter essere autorizzati, i nidi privati, così come altri servizi sociali e sanitari, debbono dotarsi della “carta dei servizi” che rappresenta il patto trasparente con l’utenza. I nidi, così come le scuole private, non potrebbero mai essere autorizzate se non si organizzassero con le stesse modalità del pubblico. Quindi così come esiste il comitato genitori nel nido comunale, a nostro avviso, deve necessariamente esistere il comitato genitori con rappresentanti eletti per ogni sezione del nido privato. Anche il regolamento e l’organigramma con tutte le professionalità impiegate nella struttura devono essere inserite nella carta dei servizi. Se queste cose non sono applicate nel nido privato, l’ente pubblico locale che vigila su quella struttura, dovrebbe procedere all’ingiunzione e poi chiusura d’autorità

    • Signora Ivana quello che lei racconta non fa che confermare il senso dell’articolo! Non esiste ” non mi è stato permesso” , anche non conoscendo la Carta dei Servizi chi lascia un bambino in un asilo o anche un anziano in una casa di riposo o un malato in un ospedale sa bene quali sono i suoi diritti e deve pretendere di poter vigilare con i propri occhi e non con le telecamere. Nella peggiore delle ipotesi avrebbe potuto cambiare asilo informandosi delle regole prima dell’Iscrizione.

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